martedì 28 agosto 2018

Un blog? Nel 2018? Seriamente?


Sì, sono serissimo.


L'implosione dei social network, che hanno già toccato il loro apice qualche anno fa e che si stanno trasformando in recipienti stagni di squadrismo e bias di conferma, preannuncia una catastrofe della quale si percepisce già l'odore nell'etere virtuale.
Non spariranno, no... Saranno certamente sostituiti da qualcosa di peggiore (come accadde a MySpace con l'avvento di Facebook) e la ruota continuerà a girare, ma mi piace pensare che dalle macerie del web possano rinascere tanti piccoli virgulti che una volta conoscevamo come blog.
Sembra passato un secolo da quando andavamo di proposito a leggere la pagina di qualcuno che ci interessava veramente, il cui modo di pensare e di scrivere ci emozionava, col quale interagivamo attraverso i commenti e raramente (rarissimamente) si ricorreva alla maleducazione e al bullismo virtuale. C'era uno che scriveva, altri che leggevano e, al massimo, facevano domande relative e pertinenti al post. Pensa te.
 
Facebook e Twitter invece ci hanno abituati a flame di massa, segnalazioni, screenshot, gruppi segreti di sberleffo, acredine, operazioni di branco. In parole povere abbiamo in pochi anni trasformato il web in una scuola media.
Che poi è l'ultima che hanno visto in molti, a giudicare da come scrivono... ma questo sarebbe un problema marginale se l'ignoranza fosse vissuta come un margine di miglioramento anziché un'arma da usare in branco contro la minoranza leggermente meno caprona.
Io, come tutti, ho un profilo Facebook. Con un migliaio e spicci di followers di variegata natura. Così capita che alcuni miei post facciano il giro dell'etere e mi ritornino pieni di insulti (non ultimo un post sugli obblighi voluti dallo Stato che ha collezionato 19.000 reazioni e 9000 condivisioni, più ovviamente tutta una serie di commenti degni del miglior bestiario complottista:

Ecco il post.

Bene, mi chiedo come sarebbe andata senza Facebook.
Anche prima si condividevano i post, dai blog e sul proprio blog. Si "adottavano", in un certo senso, assumendosene la responsabilità.
Ma non ricordo sterminate pagine di teoremi strampalati e offese, rimbalzi di link di dubbia provenienza, analfabetismo funzionale a carriole e violenza verbale. Forse il mio post non sarebbe stato visto da quasi 20.000 persone, ma quasi certamente avrebbe polarizzato meno l'odio tra fazioni (come se poi avesse un senso che esistano sempre fazioni avverse, su tutto).
Discutere va bene, ma in certi casi (cioè dove da una parte ci siano dati oggettivi e dall'altra complotti e teoremi indimostrabili) astenersi dalla discussione è quasi un dovere civico.

E quindi, viva i blog e benvenuti del bunker di Post-Atomico, dove in dieci già si sta stretti e se qualcuno scorreggia sarà gentilmente accompagnato fuori, a respirare le radiazioni.


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