venerdì 24 luglio 2020

Ok, Boomer

Probabilmente sarà la risposta al pippone che segue, vi risparmio la fatica.
In realtà anagraficamente sono un coso lì, come si chiamano: xennials? La generazione X? Boh, fregancazzo.
Ma veniamo all'oggetto della discussione: 

Spiace molto vedere che alla fine ha vinto tutto lui, Berlusconi.
No, non le ultime tre elezioni politiche, qualcosa di molto più prezioso e importante: ha vinto culturalmente, su tutto. Berlusconi uber alles.
Sapete da che si vede? Dalle piccole battaglie quotidiane della rete. Recentemente son tutti diventati avvocati pro bono della Ferragni, che non credo ne abbia bisogno e possa tranquillamente permettersene di veri e a pagamento.
E il ragionamento che fanno è anche - apparentemente - giusto. Le argomentazioni sono tutte uscite dall'ultimo ventennio di lotta per l'uguaglianza e la parità dei sessi, dal premio al merito, "e guarda cosa si ottiene se ci si impegna", "vi dà fastidio perché è donna e ha successo", etc etc.
Spiace, dicevo, perché sono argomenti giusti ma in un contesto completamente sbagliato.
Io mi ricordo ancora molto bene di quando si lottava per un mondo migliore da quello in cui la donna fosse una velina seminuda in bella vista sullo schermo della televisione all'ora di cena, o un mezzo per vendere un profumo o un manichino rinsecchito a cui appendere un vestito di dubbio gusto in passerella.
Non era mica 50 anni fa, si parla del decennio scorso. E le lotte contro l'immagine stigmatizzata delle modelle mute e bellissime, alle quali non viene chiesto certo un parere sull'apartheid ma semplicemente di guardare in camera con quegli occhioni blu e bucare l'obiettivo fino a raggiungere la corteccia prefrontale di chi guarda, convincendoli a comprare qualcosa per assomigliarle.

Megan Gale e la pubblicità della Omnitel



Ecco, come si faccia a non vedere quanto la povera Chiara riassuma tutto questo in un'unica entità, mi è oscuro. Instagram è attualmente il mostro pubblicitario più terrificante e macinasoldi esistente, fa guadagnare ai grandi brand così tanto che quelli possono permettersi di pagare ragazzini e ragazzine migliaia di euro perché si mostrino con un loro prodotto mentre mangiano, ballano, parlano di nulla.
Abbiamo avuto per mesi gli influencer dello svapo, ragazzi spesso molto giovani e personaggi TV pagati fior di quattrini per farsi vedere che svapano, lasciando stare il fatto che in questo modo educhi una intera generazione a fare qualcosa che ancora non si sa bene se faccia male o malissimo (bene no di certo). Oggi i social prendono le distanze, ma di fatto sono stati Instagram e Tik Tok a promuovere capillarmente la vendita di macchinette per svapo, con aziende produttrici che pagavano migliaia di euro dei personaggi chiamiamoli diversamente intelligenti elevandoli a guru.

E poi c'è lei, la starlette, una delle prime, quella che si è fatta da sola (vi ricorda qualcuno già nominato in questo brutto post?), la pubblicità vivente, il manichino biondo ossuto e bellissimo su cui appendere abiti di dubbio gusto, da posizionare qui e là per vendere questo e quello. E, parliamoci chiaro: non è stata scelta dalle case di moda perché diplomata in scienze sociali o per aver scoperto l'antimateria: la pagano per essere bella, fashion, iconica, in una parola: velina.

Non ho assolutamente nulla contro di lei come non ho assolutamente nulla contro le varie veline che si sono succedute negli anni a Striscia la Notizia, non mi sognerei mai di offendere personalmente Elisabetta Canalis. Che motivo avrei? Si tratta di ingranaggi di una macchina messa in moto tanti anni fa e che ora come non mai vince ogni gara. Mica puoi prendertela con l'albero a camme o con la frizione se una macchina è sempre in testa a ogni gara. 
Quindi no, non mi dà fastidio Chiara Ferragni "perché donna e di successo" (Margherita Hack era una donna di grandissimo successo e una delle mie persone preferite di questo secolo, ma provate a immaginarvela sfilare in passerella o nella pubblicità di uno shampoo), mi danno fastidio le decine di migliaia di avvocati e avvocatesse che la difendono pro bono dai maschi brutti e cattivi che la vorrebbero vedere china sull'acquaio (cosa che, nel mio caso, è quantomai sbagliata) qualsiasi sia la critica che le si muove, perché spesso sono le stesse persone che per anni hanno lottato dalla mia stessa parte. Quella della parità di genere e che vomitava all'idea della donna oggetto dei desideri, manichino, pubblicità vivente. E che oggi ha eletto a Guru la regina di tutto questo brutto sistema. Una persona che ha perfino un figlio che per un po' è stato uno spot pubblicitario vivente.
A Chiara Ferragni riconosco ciò che ho riconosciuto già ad altri come Aranzulla o, in senso più negativo, Wanna Marchi: hanno saputo "fa' i vaìni co' pisani", come si dice qui nel livornese, ovvero arricchirsi sfruttando migliaia di gonzi. Ma se c'è una cosa che lei ha in più, è questo esercito di agguerritissimi followers che non solo la stimano, ma la difendono gettandosi di petto in accorate arringhe degne di Perry Mason, senza ricavarci un cacchio.

Ricordate che stiamo crescendo una generazione di ragazzine che vorranno essere Chiara Ferragni (che probabilmente è già la figlia cresciuta guardando le veline e le modelle ossute) e che quindi di studiare per diventare avvocato, giornalista, ricercatrice, Margherita Hack non ne avrà molta voglia. Avrà voglia di mantenersi magra, bella, ossigenata, aprire un canale instagram e andare in cerca di qualcosa che non esiste: la vittoria facile, senza grandi sforzi e competenze, la fama e i followers.
Se è questo il mondo che vi piace, nulla da dire. Vi chiedo soltanto allora cosa ci fosse di male in Kate Moss o nelle varie edizioni di Miss Italia, da criticarlo tanto negli anni passati.

Io, per la cronaca, lo faccio ancora.
Sarò un boomer, ma almeno sono un boomer coerente.

Nota a margine: se hai anche soltanto una volta difeso qualcuno dicendo "intanto lei ce l'ha fatta e ha i soldi, tu che hai fatto?" sappi che il giudicare la gente da quanti soldi ha racimolato è il motivo esatto per cui per quasi vent'anni Berlusconi è stato sulla cresta dell'onda in politica e, anche per questo motivo, paghiamo ancora oggi lo scotto.


sabato 18 luglio 2020

Domenica mattina.

Il vicino di casa non è un muratore, è un MILB (Muratore I'd Like to Be, tipo le MILF).
Lui non trapana, trapanicchia. Chi trapana fa tipo VRRRRRRRRRRRRR. Un minuto, due.
Lui fa VR - VR - VR - VR. Per ore.
Lui non martella, martellicchia. Se devi martellare fai PEM PEM PEM e in un minuto o due risolvi.
Lui fa tin tin tin tin tin tin tin. Per ore.
Il vicino di casa, se deve trapanicchiare o martellicchiare (benché sia in pensione dal 2001) lo fa alle sette di domenica mattina. Perché deve trovare una scusa per non portare la moglie a messa, probabilmente.
Coi suoi ritmi, se dovesse abbattere un muretto di un metro in cantiere, la Salerno- Reggio Calabria a confronto sarebbe stato un lavoretto di mezz'ora.

Tin tin tin tin tin tin tin.

Il vicino di casa, poi, è SEMPRE vestito da lavoro. Anche mentre pranza o quando dorme. Da lavoro o da caccia, pure se non spara un colpo dal 1997. Terroso e sudaticcio, perché lui LAVORA. Tin tin tin tin tin tin tin, mica come te che sei stato in ufficio sei giorni per otto ore a non fare un cazzo e vorresti pure dormire mezza mattinata.

La casa del vicino, se il vicino fosse davvero un muratore e non un MILB, avrebbe cambiato struttura architettonica almeno sei volte in dieci anni, e invece è sempre uguale. Dieci anni che martellicchia, trapanicchia, muricchia, spazzolicchia, imbianchicchia e la casa è sempre uguale.

Ma i tuoi coglioni no, quelli iniziano ad avere la forma e le dimensioni di un Hotel cinque stelle.
Che richiederà un sacco di manutenzione. Fortuna che hai un vicino così e non devi chiamare un muratore vero, quindi lo assoldi per farti fare tin tin tin tin tin tin tin direttamente sulle palle. Lui è contento, perché tanto a quello mirava da sempre, e tu risparmi pure qualcosa. 




Una rara istantanea del martello del vicino MILB.

giovedì 16 luglio 2020

Passami lo starter, Jahvè.

Uno degli ultimi baluardi "logici" dei credenti, o per meglio dire appigli, è la creazione della vita sulla Terra. Se non c'è Dio, dicono, come pensate sia nata la vita? La scienza ancora non sa spiegarlo con esattezza e, come è noto, quando c'è una piccola crepa nella Ragione ecco che lì va a insinuarsi la Fede.

Ma, come è prevedibile che sia, è una domanda fallace e basata su presupposti sbagliati. Fa infatti leva sull'idea di Vita che si ha oggigiorno: dici "vita" e l'immagine che viene in mente a chi ti ascolta è quella di un bambino appena nato in braccio alla madre ancora sudata per il parto. Oppure una foresta vergine popolata di Bambi e col Re Leone che innalza il figliolo sulla rupe. The circle of life.
Ma la Vita non è mica sempre stata così, a meno che non si prenda alla lettera la Genesi e vorrei sperare che almeno quella fosse una teoria spernacchiabile, nella seconda metà del 2020. Sì, di creazionisti che pensano che la Terra abbia 5000 anni ne esistono ancora, ma fortunatamente l'evoluzione li sta facendo estinguere (ironia della sorte).
No, la Vita ai suoi albori era qualcosa di molto diverso: organismi unicellulari dispersi in un brodo ribollente che, pian piano e in milioni di anni, hanno imparato a evolversi.
Un neurone e sei vivo, due neuroni e ti muovi... e col movimento accadono cose interessanti. (tratto dal film "Lucy")

Quindi, anche volendo scartare a priori l'idea che quegli organismi unicellulari siano arrivati dallo spazio (e ricordo che alcune spore batteriche sopravvivono anche in quelle condizioni), la cosiddetta panspermia, dovremmo dedurre che se c'è mai stato un Creatore di Vita si sia limitato a dare l'impulso vitale a una singola cellula che poi in milioni di anni è diventata molte cose diverse.

Dio ha dato la vita a una cellula. Bravo, certo, ma non vale questa costante spremitura di cervelli e di Fede che va avanti da millenni, vi pare? Gente imprigionata, arsa viva, città cadute e risorte, crociate, guerre sante... Non mi sembra tutto questo gran gesto, ecco.
Potremmo fare così: gli dedichiamo la Giornata della Prima Cellula Viva, cuciniamo una bestia morta e innalziamo canti al Cielo per tutto il giorno, ma gli altri 364 giorni dell'anno parliamo seriamente.

sabato 4 luglio 2020

Si torna in classe coi divisori.

Nel 2020, le scuole private hanno visto raddoppiarsi i contributi statali.
23.5 milioni di euro non sono certo una finanziaria e il beneficio per singola scuola paritaria è ridicolo (da qualche parte si parla di 4 euro a studente, anche se non considera i fondi sbloccati una tantum qua e là negli anni passati -nel 2018 ad esempio furono 500 milioni di euro in una botta sola-).
Ma quindi, perché lo fanno?
Il mantra dei ministri dell'Istruzione degli ultimi vent'anni è sempre lo stesso: perché allo stato costa meno che assorbire gli studenti del privato nel pubblico.
La scuola pubblica conta infatti circa 8 milioni di studenti, mentre la privata circa un milione e al costo medio di 6000 euro se dovessimo assorbirne un milione ciò graverebbe sulle casse di Stato una cifra davvero considerevole.
Certo: 6000 moltiplicato un milione... un per sei... quanti zeri, vediamo...

Ma siamo sicuri che sia un ragionamento giusto?

Pensiamoci un attimo: come si calcola il costo medio a studente della scuola pubblica, secondo voi?
Si prende il costo della didattica (stipendio degli insegnanti, materiali come banchi, computer, libri per la biblioteca degli istituti e costi di manutenzione dell'Istituto) e si divide per il numero di studenti totali, giusto?

Costo didattica (x) fratto numero studenti iscritti (y).

A me nella scuola pubblica, tanti anni fa, hanno insegnato che se vai a aumentare il divisore in una frazione, il quoziente diminuisce. Cioè, se le aule sono già lì, gli insegnanti sono già lì, non devi aggiungere altri istituti perché stiamo parlando di un allievo in più ogni otto, sostanzialmente X non cambia di molto. Cambia solo Y, quindi il costo globale va a dividersi non più per 8 ma per 9 e il risultato è drammaticamente INFERIORE. 

Prendiamo per vero che il costo pro capite attuale sia 6000 euro, quindi X/Y=6000.
Sappiamo che Y è 8 milioni, quindi moltiplicandoli per 6000 abbiamo la X: 48 miliardi di euro.

Ora aumentiamo Y da 8 milioni a 9:

48.000.000.000 : 9.000.000 = 5.333 (periodico)

E' meno di 6.000.

Ma metti che aumentando di un allievo per classe (da otto a nove, ricordiamo) serva un banco in più, una sedia in più, nell'aula di informatica serva un PC in più. La differenza coprirebbe abbondantemente la spesa, con 667 euro non ci comprerai un iMac o un banco d'oro massiccio, ma sono spese che fai una tantum. Al secondo anno già li hai.

Vabbè, tutto ciò per dire che cosa?
Niente, che ci lanciano là un dato e noi ce lo beviamo senza farci troppe domande, quando andando a vedere chi davvero beneficia di questi "pochi spiccioli" in barba all'art. 33 della Costituzione scopriremmo che quasi tutte le scuole sono cattoliche.
Non sarà, quindi, un altro bel regalino pubblico all'ospite scomodo, che già ci costa più di un miliardo di euro all'anno solo di 8x1000? Senza contare le esenzioni IMU, le bollette e le tasse che non pagano, gli stipendi dei sacerdoti e la pensione INPS dei medesimi.
Sì, paghiamo noi anche quella.

E allora, dico io, questa miseria di 23,5 milioni all'anno di contributo, non potrebbero dargliela loro?

Sarebbe senz'altro un bel gesto, ecco.



«La politica scolastica del partito clericale non può essere in Italia che una sola: deprimere la scuola pubblica, non far nulla per migliorarla e più largamente dotarla; favorire le scuole private confessionali con sussidi pubblici, e con sedi d'esami, con pareggiamenti; rafforzata a poco a poco la scuola privata confessionale e disorganizzata la scuola pubblica, sopprimere al momento opportuno questa e presentare come unica salvatrice della gioventù quella. Programma terribilmente pericoloso perché non richiede nessuno sforzo di lotta attenta ed attiva ma solo di una tranquilla e costante inerzia, troppo comoda per i nostri burocrati e per i nostri politicanti, troppo facile per l'oligarchia opportunista che ci sgoverna.»

(Gaetano Salvemini, Che cosa è la laicità (1907), in Scritti sulla scuola, in Opere, Vol. V, a cura di L. Borghi e B. Finocchiaro, Milano, Feltrinelli, 1969, cit., p. 891)

venerdì 3 luglio 2020

Morale della Fava.

Ora che il faro dei giornalisti è nuovamente puntato sulle aggressioni omofobe, torniamo a renderci conto che (se va bene) ne avviene una al giorno. L'ultima proprio ieri, a Vernazza. E l'altroieri a Pescara, dove i due uomini stavano semplicemente camminando mano nella mano. Insulti, minacce, schiaffi e pugni, violenze fisiche e psicologiche di ogni tipo, operazioni di branco (molto vigliacche) ai danni di persone che si fanno solo i fatti loro, quasi sempre di maschi a danno di altri maschi. Per lo scimmione alimentato a mojitos è la stessa cosa che accade agli etero, infatti è ben noto che se una coppia etero si bacia in piazza corre il rischio di essere presa a randellate, sputi e minacce. Salvini è un po' come quei suprematisti bianchi che si sentono minacciati dalle minoranze etniche, gente che non dormirebbe tranquilla nemmeno in un bunker antiatomico circondato da campi minati e trappole per orsi, pattugliato dall'esercito.
La cosa che deve consolarci è proprio questa: che hanno molta più paura loro, quelli che si asserragliano in casa temendo il diverso, lo "strano", l'extracomunitario, il frocio. Loro vivono una vita penosa, senza potersi godere un solo istante su questa Terra. E lo si evince da come puntano il dito incolpando tutti gli altri dei loro problemi: non trovano lavoro? Sicuramente è perché glielo hanno rubato gli immigrati. Non hanno una vita di coppia serena? Dev'essere colpa dei gay che diffondono la loro gaytà (o gaytudine) con le scie chimiche scombinando gli ormoni dei poveri e onesti eterosessuali dabbene. Sentono minacciata la loro mascolinità da una coppia che si tiene per mano... e se basta questo, lasciatemelo dire, devono avercene davvero pochina. Quanto deve essere debole la sessualità di un uomo che sente di dover menare un omosessuale per sentirsi più maschio? In psicologia dev'esserci un nome, una formula, una spiegazione tecnica. Ma possiamo tranquillamente azzardare l'ipotesi che chi agisce così non stia bene con sé stesso e con la propria sessualità, tanto da doverla continuamente dimostrare con urla e violenza. "Guardatemi, sono etero! Sono un UOMOVERO™, di quelli con la pancia e i peli del culo a treccine! Bevo sei birre prima di svenire, io! Mica sono una checca!" Questo atteggiamento infantile e retrogrado, figlio di un ambiente familiare altrettanto bigotto e reazionario, dovrebbe essere corretto col buonsenso dimostrato dalle istituzioni attraverso l'inclusione e l'estensione dei diritti (ma veramente, non con dei PACS zoppi del cazzo) e con la repressione della violenza mirata proprio a quel tipo di movente. Se il movente è l'omofobia (e lo è), serve una legge sull'omofobia. Non sulla stratogingillofobia, sull'omofobia. Che esiste e colpisce ogni giorno. P.S.: non date retta a Di Battista, siate orgogliosi e fieri di quel che siete e fatelo pure in maniera chiassosa, chi non vuol sentire si metta le cuffie e si guardi un bel comizio di qualche moralizzatore da quattro soldi.

La zebra col complesso di inferiorità

 La storia della letteratura è piena di frasi illustri, da Lev Tolstoj a Bertrand Russell passando per Johann Goethe, che esaltano la mente ...