venerdì 26 giugno 2020

Tre secondi.

Si osserva, dall'alba del mondo e ancorpiù da quella dei social, questa tendenza di moltissimi miei colleghi fallodotati al voler insegnare alle donne come essere donne. Talvolta pare quasi di assistere a un tutorial, tipo quelli di Aranzulla.
Un po' quello che accade col Black Lives Matter movement, con bianchi della middle class che spiegano ai neri del ghetto come sarebbe meglio fare i neri del ghetto, ma con l'aggravante culturale / religiosa. È noto, infatti, che le Sacre Scritture pongano la donna al di sotto dell'uomo e la collochino in un ruolo ben delineato: fattrice di pargoli e sguattera. Eminenti e illustri personaggi politici (di destra, ma anche della cosiddetta area di centro-sinistra, ma-non-chiamatela-Nuova-DC) partecipano giulivi ai Family Day, dai cui palchi volano invettive contro l'aborto terapeutico, l'autodeterminazione della donna nella società perché "da quando la donna vuol fare carriera le famiglie son devastate e nessuno fa più figli" (sette miliardi a quanto pare è una cifra troppo bassa, dobbiamo assolutamente arrivare a dieci o ci squalificano come specie), si millanta un concorso di colpa nei casi di stupro.
E molte, sotto a quei palchi, sono donne. Donne che ascoltano uomini dire loro come devono fare le donne: non vestirsi in maniera troppo provocante per non incoraggiare i maschi (poverini) a violentarle, che insegnano loro a stare al proprio posto, sottoposte al marito il quale a sua volta ha da rendere conto soltanto a Dio.
Sì, funziona così: alla base della piramide ci son le donne, tutti quelli di pelle diversa e che parlano strano, i cani e qualche altra specie vagamente senziente tipo delfini e cammelli. Poi c'è l'Uomo, marito e pilastro della società, e infine sopra a tutto c'è il Grande Capo (assenteista ma con una squadra di segretari da fare invidia al CEO di Google).
Uomini senza un padrone, uno vero dico, che spiegano alle subalterne come fare le subalterne.

Ecco, io ho rinunciato a ragionare coi miei suddetti colleghi, anche perché è evidente che avrebbero tutto da perdere se ammettessero di essere ciò che sono (dei ripugnanti vili trogloditi usciti dal buco del culo della Storia che faticano molto a rientrarci, ndr ) e lotteranno fino alla morte pur di conservare questo diritto di nascita di presunta superiorità genetica sull'altro sesso. Mi rivolgo quindi alle donne che sono realmente convinte che Dio o chissà quale altra entità cosmica le voglia subalterne agli uomini: cosa vi impedisce di prenderli a calci nei coglioni?
Guardate che è semplice: basta un piede rigido e una gamba funzionante. I coglioni sono proprio lì, nel mezzo all'arcata delle cosce, dove son sempre stati. Non importa la rincorsa, la semplice rotazione del ginocchio sul proprio asse è più che sufficiente a mettere al tappeto un maschio. Ci vuole un attimo, davvero: lo facciamo anche tra noi, quando la situazione lo richiede, da millenni: vuoi neutralizzare un uomo? Calcio nei coglioni. Pém, fatto, fine dei discorsi.

"Perché la donna torni a rivestire il ruolo di Madre e angelo del focol..."

PÈM!
"Se l'è cercata, non si va in giro vestite in quel m..."

PÈM!
"L'aborto è come l'omicid..."
PÈM!

È veramente un attimo, amiche. A volte è davvero soltanto questione di quei tre secondi di coraggio. Trovatelo, so che ne avete. So che avete la forza per fare tutto ciò che serve, perché per millenni avete sopportato cose inenarrabili da parte dei miei colleghi cazzomuniti: stupri, matrimoni riparatori, caccia alle streghe, roghi, veli integrali, impossibilità di votare o di realizzarvi attraverso un lavoro.

Perciò, di fronte a questa miriade di vessazioni durate quanto la storia dell'uomo, che volete che siano tre secondi di coraggio?

Ve lo dico contro il mio stesso interesse, perché se la cosa dovesse prendere piede (sic!) un giorno potrei distrattamente fare un commento infelice su una donna al volante e ritrovarmi coi coglioni fracassati... ma Cristo, me lo meriterei.



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